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Età del Bronzo Antico

(Clicca sui simboli nella mappa per maggior dettagli. In rosso gli scavi archeologici)

Nel Parmense le testimonianze inquadrabili con certezza nella fase più antica del Bronzo sono di scoperta piuttosto recente, a parte alcuni ripostigli di oggetti metallici inquadrabili nel XVIII-XVII sec. a.C. e qualche oggetto sporadico, e consentono di ricostruire un quadro del popolamento piuttosto scarno.

Tali recenti rinvenimenti, tuttavia, sono stati di grande importanza, perchè hanno non solo confermato gli apporti nel territorio della “Cultura di ”, ma anche le influenze peninsulari giunte attraverso l’Appennino, caratteristica peculiare del parmense fin dal primo Neolitico[. Inoltre, hanno dimostrato la formazione almeno in parte locale della successiva cultura terramaricola, che fino ad alcuni anni or sono sembrava essere comparsa quasi improvvisamente, e per questo ritenuta conseguenza esclusiva di un evento colonizzatorio.

A questo proposito, è il recente scavo compiuto in località  ad aver fornito le informazioni più importanti: negli strati basali della terramara di , in un ambiente decisamente umido per la presenza di un paleoalveo all’epoca ancora parzialmente attivo, si sono conservate tracce di un’occupazione precedente l’impianto della terramara e inquadrabile nella “Cultura di Polada”. L’elemento più antico individuato è un pozzo da acqua, che venne abbandonato ed interrato circa nel XXI-XX sec. a.C. Nella zona circostante sono state indivuidate alcune buche di palo relative a strutture di un insediamento che, in base ai materiali ceramici racolti, può essere inquadrato nel XIX-XVII sec. a.C.

Tale scoperta costituisce un’importante novità nel quadro del popolamento di questo periodo, del quale si possedevano rare testimonianze: gli elementi rinvenuti testimoniano un’occupazione stabile e di lunga durata, con strutture insediative e di servizio, ben prima dell’impianto della terramara[1].  In tal modo, consentono di ipotizzare, come detto, che la formazione della successiva cultura terramaicola abbia un’origine almeno in parte locale.

A sud di , in una vasta area ad ovest di , sono stati rinvenuti 8 piccoli tumuli funerari, raccolti attorno ad un tumulo principale del diametro di quasi venti metri. Tutte le strutture erano perimetrate da una canaletta circolare, all’interno della quale si trovavano sepolture a inumazione accompagnate da deposizioni di vasi e resti faunistici, e presentavano alla sommità una concentrazione di ciottoli che copriva una sepoltura o un cenotafio. Si tratta di un rinvenimento molto raro e che trova confronti solo con l’Europa centrale e orientale[2].

In località , lungo la via Emilia a ovest di Parma, a circa un metro di profondità è stato rinvenuto un suolo nel quale erano dispersi migliaia di minuti frammeni ceramici, databili tra l’inizio del Bronzo antico e l’inizio del medio (2.300-1.650 a.C.). Al tetto del suolo erano evidenti ampie concentrazioni di carbone e tracce di radici arboree, verosimilmente riconducibili a pratiche di disboscamento mediante taglio e incendio adottate al fine di preparare il terreno per una successiva aratura. In gran parte dell’area, infatti, la dispersione dei frammenti ricomponibli è compatibile con il trascinamento dovuto ad un aratro.

Nell’area erano assenti strutture abitative, ma vi sono state rinvenute solamente alcune enigmatiche testimonianze interpretabili come segni di possesso o di appartenenza della zona messa a coltura: tre grandi vasi di forma biconica, inserito ciascuno in una fossa poco profonda, e quattro pozzetti contenenti frammenti ceramici (tra cui un orcio decorato con cordoni plastici, due imbuti in ceramica d’impasto grossolano e parti di tazze in ceramica fine), pietre (una macina e due grossi ciottoli interpretabili come stele) e resti di fauna.

Sia le datazioni radiocarboniche che i dati archeologici indicano che l’uso del suolo è perdurato per parecchi secoli (4.205-3.860 anni BP), tra Eneolitico, Bronzo antico e medio, senza però permettere una distinzione topografica o stratigrafica delle diverse fasi di occupazione[3].

Il popolamento di questa fase più antica dell’, seppur ancora piuttosto diradato, ci mostra una decisa preferenza, già delineatasi durante la precedente età del Rame, per il territorio di bassa pianura, dove si hanno finalmente insediamenti stabili, oltre alle sempre più consuete tracce di deforestazione e approntamento dei terreni perla coltivazione. Attività, queste ultime, che si faranno progressivamente più massicce nel corso del Bronzo medio, con la comparsa dei gruppi terramaricoli, con rilevanti conseguenze sul paesaggio naturale.

[1]Area di scavo n. 807; sito n. 807/1 dell’Atlante Archeologico del Comune di Parma. [2]Area di scavo n. 865; sito n. 865/1. [3]Area di scavo n. 431; sito n. 431/1. 

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