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Età romana repubblicana: il territorio parmense extra-urbano

 

A breve anche le mappe interattive.

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Livio ci informa che al momento della fondazione della colonia erano presenti sul territorio 2.000 famiglie, alle quali vennero distribuiti appezzamenti di terreno attraverso un sorteggio, per questo denominati sortes, delle dimensioni di 8 iugera ciascuno, corrispondenti a circa 20.180 mq. Una volta assegnati, questi lotti divennero proprietà individuale, heredia, che poteva essere lasciata in eredità. La suddivisione avvenne secondo la consueta pratica della centuriazione, attraverso la suddivisone del territorio in una scacchiera regolare di quadrati di circa 710 m di lato, centuriae, delimitati da cardines e decumani e suddivisi al loro interno da limites intercisivi. Tutti questi limiti venivano materializzati sul territorio oltre che da strade anche da canali, che avevano la funzione di regolare il deflusso delle acque, di drenare il territorio ed evitare fenomeni di ristagno e impaludamento. Per questo motivo il reticolo centuriale veniva tracciato seguendo le linee di massima pendenza del terreno.

Nel caso di , così come per la quasi totalità delle città dell’area emiliano-romagnola, l’asse generatore di questa suddivisone fu la via Aemilia, che ne costituì, pertanto, il decumanus maximus, mentre è ancora incerto quale fu il cardo maximus della centuriazione. La maggior parte degli studiosi lo riconosce nell’asse che da Pilastro arriva fino ad Ariana, a sud-est di Colorno, in virtù del suo maggior grado di conservazione e dell’importanza che tale asse viario rivestì in età medievale e postmedievale, ma senza reali riscontri archeologici. Accettando questa ricostruzione l’incrocio con il decumanus maximus sarebbe avvenuto all’incrocio tra Borgo Valorio e Strada della Repubblica e non nell’area del forum, così come prescriveva la “costituendorum limitum ratio pulcherrima”, che prevedeva che vi fosse corrispondenza tra centro cittadino e centro della centuriazione. Ne conseguono due possibilità: che a Parma non fosse stata applicata la ratio pulcherrima, ma piuttosto la proxima ratio, che prevedeva che l’origine della centuriazione fosse solamente nei pressi della città; oppure, che il cardo maximus sia da individuare sulla prosecuzione extra-urbana dell’asse formato da Via Cavour/Via Farini, che troverebbe, però, corrispondenza solamente a nord della in un breve tratto di Via Paradigna, compreso tra l’Autostrada A1 e Strada Viazza Paradigna. In conclusione, non è possibile stabilire quale ratio sia stata applicata per il territorio di Parma, certo è che la via Aemilia fu l’asse portante sia del disegno della città che dell’organizzazione territoriale.

La suddivisone centuriale può ancora oggi essere ricostruita, in via ipotetica, sulla base di alcune persistenze, ovvero di elementi moderni del paesaggio, quali in particolare strade e canali, che ricalcano gli antichi limites centuriali (fig. 5). Tuttavia, il quadro che possiamo ricostruire è solamente quello relativo alle fasi più avanzate dell’occupazione romana nell’area, mentre ci rimane completamente ignoto il primitivo assetto del territorio, vale a dire la suddivisione realizzata al momento della fondazione della colonia. Al di là di tentativi meccanicistici di ricostruzione realizzati considerando semplicemente, e semplicisticamente, un rettangolo di 80 centurie (2.000 famiglie x 8 iugera) attorno alla città e cavallo della via Aemilia, appare utile considerare la distribuzione dei rinvenimenti di età repubblicana nei dintorni di Parma per valutare l’effettivo raggio del popolamento romano nel territorio, che, almeno in queste prime fasi, doveva essere notevolmente ostacolato dalle condizioni ambientali. Accanto a zone ben drenate ve ne erano certamente altre ancora soggette a ristagni ed impaludamenti, che non potevano ancora essere sfruttate economicamente e che, quindi, seppur incluse nella centuriazione, verosimilmente non vennero assegnate. Inoltre, erano certamente presenti aree destinate ad uso comune, ager publicus, quali pascoli, ager compascuus, o legnatico, silvae. È quindi più realistico ipotizzare non una fascia rigorosamente delimitata e completamente occupata, quanto un’area centuriata più ampia, con un’occupazione discontinua e all’interno della quale erano presenti aree non assegnate che vennero occupate solo successivamente, parallelamente al progressivo ampliamento della centuriazione.

Il rinvenimento più settentrionale, avvenuto nel 2002, è costituito da una fornace per la produzione di ceramica affiancata da una fossa di scarico, effettuato nei pressi di Strada Traversante [1], in un’area che sarà occupata durante tutta l’età imperiale. Poco più ad ovest, lungo Strada , è stato individuato un pozzo, forse connesso allo sfruttamento agricolo dell’area[2].

A , circa 600 ma nord della Via Emilia, in due occasioni, nel 1998 e nel 2008, è stata in parte scavata una villa rustica[3], conservata ad appena 40 cm di profondità e per questo già nota da alcuni rinvenimenti di superficie. La villa si trova in prossimità di uno dei vertici della centuria, secondo uno schema ben noto che vede la dislocazione di due fattorie all’interno di ogni centuria, generalmente disposte proprio agli angoli opposti o allineate lungo strade di un certa importanza.

Sempre in prossimità della Via Emilia, ma ad ovest di Parma, scavi recenti, condotti tra il 2004 e il 2006, hanno riportato in luce, a circa 50 cmdi profondità, un tratto di cardo, in uso ancora in età medievale, che ben si inserisce tra le persistenze centuriali finora conosciute[4].

Spostandoci a sud della città, nel 2008 è stato riportato in luce un edificio in ciottoli in [5],  in un’area precedentemente insediata nella seconda età del Ferro.

Proseguendo verso sud, nei pressi dell’incrocio tra Via Felice da e , è stato individuato un tratto di un acquedotto, realizzato presumibilmente in legno e delle dimensioni interne di circa un piede quadrato, che garantiva alla città il rifornimento dell’acqua, forse proveniente dalle fonti di Marano e [6].

I rinvenimenti archeologici attribuibili all’età repubblicana sono veramente pochi, come si è visto, ma paiono ben distribuiti all’interno del territorio comunale di Parma, dando l’impressione di un’occupazione già relativamente estesa in tutta la campagna circostante il centro cittadino, sia nell’alta che nella bassa pianura.

 


 [1] Area di scavo n. 786; sito n. 786/1 dell’Atlante Archeologico del Comune di Parma. [2] Area di scavo n. 790; sito n. 790/2. [3] Aree di scavo nn. 739, 851, sito n. 739/1; area di segnalazione n. 480. [4] Area di scavo n. 395; sito n. 395/2. [5] Aree di scavo nn. 826, 827; sito n. 826/2. [6] Area di scavo n. 856; sito n. 856/3. L’acquedotto era costituito da un taglio a pareti verticali e fondo regolare, ricoperti da uno strato di concrezioni calcaree di 2/3 cm di spessore. Esso correva apparentemente parallelo ad un altro acquedotto, costruito con sesquipedali, tegulae e uso abbondante di malta e cocciopesto. Nella stessa area è stato anche individuato, ma con un andamento diverso, l’acquedotto di età farnesiana. una porzione dell’acquedotto romano è visibile nel parcheggio dello stabilimento Parmacotto.

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