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Neolitico antico

(Clicca sui simboli nella mappa per maggior dettagli. In rosso gli scavi archeologici; in blu i rinvenimenti archeologici di superficie)

Nella fase più antica del , comunemente compresa in Emilia Romagna tra il 5.600 e 5.000 a.C., il territorio parmense si mostra scarsamente popolato. Allo stato attuale della ricerca archeologica, la fase del primo Neolitico è caratterizzata dalla presenza di un solo sito: si tratta di un abitato rinvenuto in località , all’incrocio tra Via Spezia e la tangenziale sud di .

L’insediamento venne impiantato al margine settentrionale della conoide formata dal torrente Baganza e in corrispondenza di alcuni dossi di ghiaia lasciati da un antico corso d’acqua, presumibilmente il Baganza stesso, del quale si sono rinvenute tracce anche più a nord nei pressi della terramara di Fraore[1] e nello scavo della villa romana posta all’incrocio tra Via Cremonese e Via Orlando. Proprio gli spostamenti di questo antico canale hanno consentito la perfetta conservazione del sito, protetto da oltre3 mdi depositi alluvionali che lo hanno sigillato fino ad  oggi.

L’abitato, che venne occupato in varie fasi tra il e l’Eneolitico, era costituito da fosse poco profonde e allineamenti curvilinei di buche di palo, che verosimilmente delimitavano capanne di forma circolare. Proprio la più antica occupazione, che risale alla seconda metà o agli ultimi secoli del VI millennio a.C., rappresenta una fondamentale testimonianza dei legami che il territorio parmense stringeva con il Levante ligure, l’Appennino e la penisola, piuttosto che con il resto della pianura; diversamente da quanto accadeva nel reggiano e nel piacentino dove erano presenti culture di tradizione strettamente padana[2].

[1] Area di scavo n. 451 dell’Atlante Archeologico del Comune di Parma.[2] Aree di scavo n. 343, 378, 379, 860, 861; sito n. 343/1.

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