↑ Torna a Storia di Parma

Stampa Pagina

Eneolitico

(Clicca sui simboli nella mappa per maggior dettagli. In rosso gli ; in blu i rinvenimenti archeologici di superficie)

Scarica la Guida all’Età del Rame del Comune di Parma.

 

Con l’avvio dell’, convenzionalmente attorno alla metà del IV millennio a.C., nel parmense riappaiono tracce di popolamento, seppur rarefatto, che pongono fine all’abbandono del territorio avvenuto durante il Neolitico finale. In realtà, fino a non molti anni or sono anche l’età del Rame era scarsamente documentata e si possedevano solamente alcuni rinvenimenti di superficie. È solo grazie ad alcuni importanti scavi condotti negli ultimi quindici anni che le nostre conoscenze sugli insediamenti di questo periodo, in generale poco noti in tutta l’Italia settentrionale, si sono rafforzate.

Presso l’aeroporto, a nord- ovest di , nel 1992 è stata individuata una depressione larga 5 m e profonda 1 m, probabilmente parte di un canale naturale, contenente sul fondo molti resti di fauna (ovini, suini, cani, due crani e alcuni palchi di cervo) e vari reperti, soprattutto frammenti ceramici inquadrabili nella facies della “Ceramica a squame”, fine IV-inzio III millennio a.C. Le ceramiche rinvenute mostrano confronti con i vasi a squame che accompagnano le sepolture della necropoli di Spilamberto nel Modenese e con il mondo peninsulare, soprattutto con la facies marchigiana “di Conelle” e quella pugliese “di Laterza”[1].

Nella fase centrale dell’età del Rame, seconda metà del IV millennio a.C., tutta la zona circostante il sito neolitico di , già occupata in varie fasi durante il Neolitico, venne nuovamente occupata. L’insediamento venne impostato direttamente sopra i dossi ghiaiosi lasciati da un antico alveo del torrente Baganza, che ha così creato una morfologia irregolare ondulata. Sono ad oggi state indagate due aree di questo grande abitato. La prima, a cavallo della rotonda della Tangenziale, ha restituito materiali pertinenti a tutti gli stili caratteristici di quest’epoca (squame, scopettato, cordoni, bugnette, fori passanti e non). Sul terreno era leggibile una fitta rete di buche di palo, che costituiscono le tracce di varie fasi edilizie sovrapposte e che delineano capanne rettangolari absidate, affiancate dapozzetti-ripostiglio e da focolari in terra o a ciottoli combusti[2].

In un’area adiacente, a nord-est della Tangenziale, nel 2008 è stata riportata alla luce unagrande struttura rettangolare absidata, la cui larghezza, veramente eccezionale, raggiunge all’esterno 11 m, ed è stata esplorata solo parzialmente per una lunghezza di ben 18 m. La struttura è perimetrata da una sorta di muro in ghiaia largo circa 1-1,5 m, affiancato sia all’interno che all’esterno da fitte buche di palo. L’area interna è pervasa da numerose buche di palo pertinenti adaltre capanne inquadrabili in una fase posteriore, molto più piccole (generalmente 4,5×10 m) e diversamente orientate, ma sempre rettangolari ed absidate[3].

Nei pressi di  (guarda una foto dello scavo su google maps, clicca qui), poco distante da Benefizio e nell’area dove già era un abitato del pieno Neolitico, a partire dal 2007 è stato riportato alla luce un insediamento costituito da strutture eccezionali per numero, dimensioni e regolarità d’impianto.

Qui sono conservati due suoli relativi all’età del Rame. In corrispondenza di quello inferiore, pertinente alla facies della “Ceramica a Squame”, quindi fine IV-inzio III millennio a.C., sono emerse numerose strutture, tra le quali si riconoscono almeno 9 edifici rettangolari absidati, alcuni dei quali parzialmente sovrapposti, indicando l’esistenza di fasi edilizie diverse. Gli edifici misurano dai 4 ai6,5 m di larghezza e dagli 11 ai55 m di lunghezza e sono delimitati da grandi buche di palo ben allineate e da canalette di fondazione, in particolare lungo i lati brevi e nelle partizioni interne. Sull’asse centrale degli edifici una fila di grandi buche per pali molto distanziate reggeva il colmo del tetto a doppio spiovente. L’accesso è generalmente nel lato lungo settentrionale, ovvero sul lato a valle, mentre il focolare è poso nella zona absidale o all’estremità opposta. In relazione ad alcune di queste strutture sono state rivenute tracce di riti di fondazione, costituiti da deposizioni in piccole fosse di grandi ciottoli fluviali e di resti faunistici, tra cui anche un cane[4].

L’unica sepoltura  nota per l’età del Rame è stata rinvenuta nel 1999 inlocalità Fraore, presso San Pancrazio Parmense, nell’area della terramara dell’Oratorio. Si trattava di un adulto deposto rannicchiato sul fianco sinistro, con le mani davanti al volto, orientato in senso est/ovest. All’interno della tomba è stata trovata una lesina di rame dietro la nuca del defunto[5].

Per concludere, è rilevante segnalare, oltre agli insediamenti, l’individuazione di tracce di paleosuolo inquadrabili in questo periodo[6], comunque mai molto distanti dagli abitati noti, ma soprattutto alcuni rinvenimenti di superficie che ci testimoniano una frequentazione più diffusa del territorio, anche dove fino ad ora non sono noti abitati veri e propri. In particolare, ci si riferisce agli affioramenti di materiali eneolitici, riferibili soprattutto alla facies “”, scoperti sulla sponda sinistra del fiume Enzanei dintorni di [7], e a quelli in località -, dove erano già state individuate tracce consistenti di un insediamento neolitico[8].

Il quadro del popolamento noto per quest’epoca mostra ancora la preferenza per il settore occidentale del territorio e si sovrappone parzialmente a quello delle fasi neolitiche precedenti: in particolare nelle località di Benefizio, Via Guidorossi e Case Catena. Allo stesso tempo, tuttavia, troviamo finalmente anche tracce di una prima, seppur timida, frequentazione della bassa pianura. Si riteneva, fino a pochi anni fa, che gli insediamenti eneolitici si concentrassero soprattutto nell’area appenninica, dal pedemonte al crinale[14]. I ritrovamenti degli ultimi anni mostrano, come si è visto, una realtà più articolata e complessa, riferibile quantomeno all’ inoltrato. Gli scavi di Benefizio e di Via Guidorossi dimostrano, inoltre, l’esistenza di insediamenti vasti e strutturati, caratterizzati da abitazioni stabili.

L’Eneolitico si pone nella fase finale dell’optimum climatico del periodo Atlantico, quindi è ipotizzabile che il perdurare di un clima particolarmente favorevole, caldo e secco, abbia contribuito ad asciugare le zone ancora umide della bassa pianura, rendendole più adatte all’insediamento e finalmente appetibili da parte dei gruppi umani[15]. Tuttavia, sarà solo a partire dall’età del Bronzo, e in particolare dalla comparsa della cultura terramaricola in grado di attuare le prime opere di bonifica del territorio, che, finalmente, i gruppi umani alla ricerca di nuove aree coltivabili occuperanno capillarmente tutto il parmense, bassa pianura compresa.

[1] Area di scavo n. 864; sito n. 864/1 dell’Atlante Archeologico del Comune di Parma. [2] Aree di scavo nn. 343, 378, 379, 860; sito n. 343/2. [3] Area di scavo n. 861; sito n. 343/2. [4] Area di scavo n. 336; sito n. 336/4. [5] Area di scavo n. 344; sito n. 344/3. [6] Aree di scavo 430, 693, 802. [7] Aree di segnalazione nn. 292, 322, 323. [8] Area di segnalazione n. 300.

Permalink link a questo articolo: http://www.archeologia.parma.it/storia-di-parma/eneolitico/

Eneolitico – Bibliografia

C.Basile, P. A. E. Bianchi, G. Bigliardi, C. Cogliati, P. Ferrari, S. Gasparini, Benefizio-via La Spezia (PR): la fase dell’età del Rame, in L’età del Rame in Italia. Atti della LXIII Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preisotria e Protostoria (Bologna 26-29 novembre 2008), c.s. M. Bernabò Brea, M. Catarsi Dall’Aglio, L’eneolitico nel territorio parmense e …

Vedi pagina »